La seconda parte del 2016 ha regalato alla Federazione Sammarinese Pallacanestro un momento memorabile nella propria storia sportiva, l’esordio nel campionato regionale U18 delle Titane, la prima squadra di basket femminile della Repubblica.
Dopo il grande lavoro di reclutamento e allenamento svolto da coach Fernando Paccagnella a cavallo tra la fine del 2015 e la prima parte del 2016, in settembre la squadra è stata affidata a coach Sergio Del Bianco allenatore della Nazionale Senior con tanta esperienza di pallacanestro maschile, ma assoluto esordiente per quanto riguarda il basket in rosa.
«E’ stata un’esperienza del tutto nuova, così mi sono confrontato con altri allenatori anche provenienti da sport differenti per non arrivare impreparato. E’ un grande arricchimento: la scoperta di un altro modo di allenare è molto stimolante, perché allarga il mio bagaglio di esperienza come allenatore e i miei orizzonti personali».
Come procede il lavoro?
«A questo punto il gruppo si è stabilizzato e le ragazze agli allenamenti sono sempre una ventina. L’obiettivo in prospettiva futura è capire chi potrà giocare l’anno prossimo e in quale categoria: sono cose che dovremo definire in Federazione. Personalmente mi sto informando sull’esistenza di campionati amatoriali per non disperdere la passione e l’entusiasmo di quante rimarranno fuori dalle categorie giovanili. Per quanto riguarda il campionato dovrebbe esserci una seconda fase, anche se ancora non abbiamo avuto comunicazioni ufficiali a riguardo. In caso contrario faremo comunque più amichevoli possibile per continuare a giocare».
Hai notato dei miglioramenti a livello tecnico?
«Poco alla volta è cresciuta la comprensione del basket come sport di gruppo: non più solo io-palla-canestro, ma collaborazione con le compagne. Il punto tecnico più difficile in assoluto, per chi ha cominciato a giocare da poco, è il movimento senza palla: lavoriamo tanto su questo punto e dei miglioramenti si sono visti. E’ importante capire che il movimento senza palla facilita l’azione offensiva, perché serve a togliere pressione».
Differenze evidenti con la pallacanestro maschile?
«A livello dialettico c’è differenza: le ragazze pretendono spiegazioni chiare e dettagliate, perché sono molto attente ai particolari. Non basta dire loro “ho cambiato idea, da adesso facciamo così”, vogliono capire il perché di certe scelte, non si accontentano di motivazioni superficiali».
A fronte di sconfitte molto nette qual è l’umore della squadra?
«Anche poco fa le ragazze stavano organizzando una cena nella chat di gruppo, cercando di “incastrarla” in base alle partite. Fuori dal campo e in allenamento l’entusiasmo non manca. In campo, d’altra parte, stanno cominciando ad arrabbiarsi quando lo scarto si fa pesante e in quei momenti è compito mio incanalare e gestire la rabbia».
Come gestisci i passivi durante la gara?
«Cerco di far notare alle ragazze i piccoli traguardi di un quarto, o anche di una singola azione. E’ la politica dei traguardi raggiungibili, i piccoli stimoli che le circostanze della partita ci offrono».
A livello di risultati che aspettative ci sono?
«Cercheremo di limare lo scarto nella partita di ritorno con la Titams Academy, ben sapendo che loro saranno agguerrite perché il loro obiettivo è batterci. Credo che ce la giocheremo più di quanto fatto all’andata».