Under 14 Bianchi: per l’Asset Banca di coach Del Bianco una sorprendente stagione di crescita

CAMPIONATO REGIONALE U14
IL BILANCIO DI FINE STAGIONE


 

“The Bad News Bears” (in italiano “Che botte se arrivano gli orsi”…) è un film sul baseball del 1976: Morris Buttermaker, interpretato da Walter Matthau, è l’allenatore degli Orsi, squadra di ragazzini che poco alla volta da non competitiva cresce e si trasforma fino ad arrivare a giocare per il titolo.
Fatte le debite proporzioni, tanto più che il nostro non è un film, l’U14 B di coach Sergio Del Bianco, allenatore della Nazionale Senior, ha vissuto una parabola simile.

«A inizio stagione – spiega “Scifo” – si era deciso di fare solo una squadra Elite (quella allenata da Federico Cardinali, protagonista di una signora stagione) e questo ha comportato molti tagli, dal momento che il gruppo era numeroso. E io, tra l’altro, avevo deciso di prendermi un anno di pausa e di non allenare. Poi però, visto che i ragazzi che sarebbero rimasti senza squadra erano parecchi, abbiamo cominciato a valutare con i loro genitori la possibilità di costituire una nuova squadra praticamente a risorse zero, accontentandoci di allenarci negli orari rimasti liberi e di spostarci per le partite quasi sempre con le macchine. Una volta aggiunti quattro ragazzi per completare il roster la squadra era fatta, ma era necessario garantire impegno e continuità».

E che risposte hai ricevuto?
«Quelle giuste: i ragazzi si sono allenati sempre e con grandissimo impegno anche di fronte ai primi risultati negativi e le famiglie non hanno mai fatto mancare il loro supporto. Questo ha creato un grande spirito di gruppo e un senso di responsabilità allargato».

Quale elemento ha fatto la differenza?
«La passione. E’ quella la discriminante vera! Quando c’è passione tutto il movimento ne beneficia, perché anche se uno non diventa un giocatore può diventare un allenatore, un dirigente, un accompagnatore, o semplicemente uno che dà una mano».

Che aspettative c’erano a inizio stagione?
«Aspettative vere e proprie non ce n’erano, non c’era un obiettivo agonistico, volevamo solo essere in grado di tenere il campo e giocare a basket. Alla fine abbiamo vinto cinque partite, anche nelle sconfitte abbiamo sempre lottato, ci siamo allenati bene e questo ci ha naturalmente galvanizzato».

Come ha vissuto la squadra il fatto di essere una sorta di “sperimentale”?
«Ho subito chiarito con i ragazzi che tecnicamente eravamo indietro e che non c’erano grandi risorse tra palestre e pulmini, e che quindi, per andare avanti, serviva tutta la loro disponibilità. Questo fatto li ha responsabilizzati moltissimo gli uni verso gli altri. Non hanno vissuto la stagione come una rivalsa, ma passare da gruppo “scartato” a squadra in grado di giocare e di vincere è stata una bella soddisfazione».

Sei tornato ad allenare i ragazzi dopo tanto tempo: come hai vissuto questo inaspettato incarico, così diverso da quello di coach della Nazionale?
«La cosa interessante del tornare ad allenare i giovani è capire quante cose dai per scontato quando alleni i senior: ti devi rimettere in gioco, tornare a studiare le basi per poterle reinsegnare. Mi sono accorto che anche da spettatore ho ricominciato a guardare dettagli “non tattici” a cui avevo smesso di prestare attenzione. Rimettersi in gioco e cambiare sono esperienze che consiglio a tutti gli allenatori, perché sono un grande arricchimento. Sul campo poi la mancanza delle retrocessioni permette di lavorare in un’ottica di programmazione senza l’affanno del risultato a tutti i costi».

Hai notato particolari progressi tecnici nei tuoi ragazzi?
«Ci sono stati alcuni giocatori che hanno fatto miglioramenti evidentissimi, tant’è che hanno retto il confronto anche quando sono stati chiamati a rimpolpare le fila dell’U14 Elite».

Un tuo commento finale?
«E’ stata una stagione ampiamente positiva: questa squadra si è legittimata al punto da poter essere considerata al pari di tutte le altre. In futuro potremo contare anche su questi ragazzi».

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